Siamo in uno dei paesaggi più complessi, per storia e scenografia, della Sardegna. Tracciato da racconti e incisioni dall’Ottocento, seguito da diversi occhi europei, con quelli inglesi a privilegiare le focali del megalitismo.
Nei primi del Novecento il racconto fotografico dell’archeologo Thomas Ashby coglieva con la sua Watson&Sons la memoria del paesaggio e il carattere di Macomer e del Marghine, riproduceva in scatti brumosi un betilo mammellato nuragico dell’area di Tamuli: uno dei tanti luoghi che definisce, con l’attività di valorizzazione dei nuovi lavoratori cognitivi, i legami fra paesaggio, storia e lavoro. Continua a leggere