Le immagini del piatto paese lombardo dove sono nato e vivevo i miei primi anni si scioglievano nella Ploaghe dei nonni e nella sua archeologia, che allora non chiamavo tale. Semplicemente un sapore diverso da quello dei vasti campi brumosi dagli alberi dritti, lunghe teorie che mi ricordavano eserciti in parata o file di lettere e numeri nel quaderno a quadretti.
Il nuraghe Attentu era un luogo di giochi e di mostri. Maria Marronca vigilava una neviera: il suo solo nome faceva stare buoni.
Da un lato all’altro sa idda – a nord vi era il nuraghe Don Michele – era abbracciata dalla memoria, i paesaggi profondi concedevano alla sera le luci degli altri paesi.
Poi venne l’orribile chiesa dei Servi di Maria, la dissoluzione del centro storico, il crollo della neviera e la fine di Maria Marronca.Villette, sopraelevazioni, fabbrichette, incendi.
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(Dal mio ‘Se Ichnoussa perde i racconti dell’archeologia’, in ‘Paesaggi perduti. Sardegna, la bellezza violata’, a cura di Sandro Roggio, CUEC, Cagliari novembre 2009. Questo il link.