E’ fuori dall’ordinario la notizia che a Mont’e Prama le tombe nuragiche, singole sepolture, siano ormai oltre cento. Una realtà del genere merita riflessioni accurate, calme, con i tempi necessari alla valutazione di tutti i dati, all’approfondimento, alla riflessione che soprattutto chi conduce gli scavi e conosce bene il sito potrà sviluppare con pienezza di informazioni. Sono certo, come hanno fatto i precedenti studiosi che hanno scavato, che le informazioni saranno disponibili, ben argomentate e di eccezionale interesse.
Sono anche sicuro che i colleghi sanno per ‘stimmata’ professionale che la velocità richiesta della comunicazione dovrà pur lasciare spazio ai tempi necessari per uno studio così straordinario, e delicato.
Appena appresa la notizia – che mi ‘attraversa’ con emozione mentre sto chiudendo un contributo scientifico proprio sulla ‘memoria’ nuragica – ho pensato a una grande tomba di giganti (è noto come questo tipo di sepoltura potesse contenere nella sua camera anche centinaia di defunti) , dove però il sepolcro non è collettivo per struttura, ma per risultanza di una somma di tombe individuali, una accostata all’altra. E mi sono ricordato che alcuni anni fa Carlo Tronchetti, in un suo scritto (Le tombe e gli eroi. Considerazioni sulla statuaria nuragica di Monte Prama, in P. Bernardini, R. Zucca (a cura di), Il Mediterraneo di Herakles, Roma 2005, 145-67), leggeva nella linea segnata dalle tombe di Mont’e Prama quasi un profilo di tomba dei giganti.
È un fatto, vorrei dire quasi a braccio e come prima forte impressione, che emerge con straordinaria potenza facendoci capire le statue, che alla loro realizzazione si collega: il passaggio storico cruciale dal seppellire collettivamente nelle tombe di giganti dell’età del Bronzo alle successive tombe individuali.
La crescita di élites sarde di cultura nuragica profondamente cambiate dal loro stesso passato – che pure è forte riferimento memoriale se ricordano la grande età dei costruttori delle meravigliose torri – , che mostrano in ogni caso di stare fortemente assieme.
Famiglie che vivono e agiscono dentro un mondo e un’epoca in veloce trasformazione che noi chiamiamo età del Ferro, dove ci si confronta, scontra e integra fra ‘aristocrazie mediterranee’, e i gruppi dominanti esprimono i valori individuali dell’eroismo, del valore atletico, dell’aretè: lo fanno perchè hanno cambiato la produzione e il consumo, se ne sono impossessati; producono grano, allevano bestiame, vendono vino e trattano la miniera. I vecchi villaggi, e i nuraghi, cominciano a stare un po’ stretti.
Di lì a poco alcuni di questi gruppi, sia in questa zona del Sinis che in altre magari più legate alla miniera, come Sulky, li troveremo dentro le città fenicie. Altri ancora nelle potenti città etrusche di commercio e miniera.
Sono individui ma stanno tutti assieme, la loro forza sembra corrispondere suggestivamente a quella delle statue. Ma la loro identità è anche nel viaggio e nelle relazioni con gli altri.